25/11/08

Vincenzo Agnetti: da "Tesi"


Al diavolo la misura adesso. la tesi. la scrittura. No caro professore. io premetto. Allora lo studente muore per la prima volta. Rinato e immatricolato all'uscita finale dell'aula magna. Un corteo di circa due persone che attraversa le vie del centro. Ultimo tentativo di evadere entrando nella tana dell'orso. di nuovo legati alla trama dei canti popolari. scontata e storiografata. Un insieme di desideri sperati per mancanza di forza. di esplosioni per vivere come si dice senza saperlo. Tentazione rinunciando all'impossibile per ragioni di sopravvivenza. Possibilitato per non cadere in letargo. La libertà credo. Dietro i pieni e i vuoti della metropoli. scaricatori e caricatori di ghiandole. Una libertà di culle e di tombe sostenuta da poche pause fra liberazione e liberazione. consumazione e consumazione. E al termine. una libertà ormai invecchiata nella stessa foggia e misura delle istituzioni scoperte nell'animo. Libertà che non può finirsi come l'eviano delle serali o il lupo del bosco. o il veicolo. il campo. il cibo. il vestito. il continuazione. Libertà costruita bastonata su bastonata e messa in copertina sui libri di scuola per nascondere il vero verbo. per bambinaie. dimenticare. adulterare. Libertà simile alla morte quando girato l'angolo ti accorgi estrapolato. Libertà come incremento da prendersi durante l'ora dei pasti o della carestia. Libertà presa e portata a spasso come unico motivo. come i sogni nascosti nelle fogne. libertà spontanea. pulita. inevitabile. coordinatrice come un sistema da mettere in ordine. che non si fissa. non si ferma. La libertà di essere liberi almeno un giorno su cento. un giorno tirato a sorte. almeno uno per rimettersi in carne. Rimesso sulla sedia durante l'ultima rivoluzione non ancora capita. non ancora iniziata. Libera liberazione di una tesi. Adesso su adesso con il compito di bloccare perlomeno la misura. la sensazione del confronto. 1 + 1 = 2. Uguale nel contesto e nel risultato seguendo magari la curva naturale della pace. delle pietre. delle piante. Anche il diagramma del comportamento cosmico non raggiunge punte iniziali o finali. ma si ferma immobile oscillando nel giusto punto X. fra uomo e uomo. stella e stella.








Vincenzo Agnetti: Tesi (Giampaolo Prearo Editore, 2008)
Testo di Tommaso Trini
Prefazione di Achille Bonito Oliva






20/11/08

Riccardo Cavallo: da "Piccoli trattati dei nichilismi"



Trattato primo, si dichiara che sono vuoti gli elementi interni.

Trattato secondo, nel quale sono dette essere vuote le sedi esterne, sensibili.

Trattato terzo, nel quale è detto che essendo vacue ed inesistenti la forma e gli aggregati lo è anche il corpo (che ne è costituito).

Trattato quarto, nel quale è esposto come siano vuoti ed inesistenti il mondo e lo spazio che ne è il supporto.

Trattato quinto, sulla vacuità ed inesistenza degli attributi.

Trattato sesto, sulla vacuità della stessa vacuità, e della realtà interiore grazie alla quale uno vede tutto ciò.

Trattato settimo, in cui si dichiara la vacuità della discendenza naturale.

Trattato ottavo, sulla vacuità infinita degli individui.

Trattato nono, sulla vacuità senza principio né fine della trasmigrazione.

Trattato decimo, suIIa vacuità di tutte le cose.

Trattato undicesimo, dove è dichiarata la vacuità della realtà assoluta.

Trattato dodicesimo in cui si dichiara che gli individui sono irreali.

Trattato tredicesimo, nel quale si afferma che le cose sono irreali.

Trattato quattordicesimo nel quale è detto che non essendovi crescita o diminuzione delle cose pure e impure, si rifiutano le cose salutari coeffettuate.

Trattato quindicesimo, dove si afferma che non essendovi crescita o diminuzione delle cose pure e impure, sono rifiutate tutte le cose salutari non coeffettuate.

Trattato sedicesimo, nel quale è detto che essendo vuote le cose salutari ed essendo la loro facoltà salvifica puramente immaginaria è altresì vacuo il non rifiutarle, ed è aggiunto che in ciò sono riassunte le varie specie di vacuità.

Trattato diciassettesimo, dove viene dispersa la distrazione costituita dall'immaginare una non esistenza.

Trattato diciottesimo, neI quale si disperde la distrazione costituita dall'immaginare l'esistenza.

Trattato diciannovesimo, nel quale viene refutata ogni attribuzione positiva.

Trattato ventesimo, nel quale si rifiuta ogni attribuzione negativa.

Trattato ventunesimo, nel quale si afferma essere insostenibile l'identità della materia con la vacuità.

Trattato ventiduesimo, dove si nega l'immaginazione che vi sia differenza fra la vacuità e la materia.

Trattato ventitreesimo, in cui si nega l'immaginazione di una qualche essenza.

Trattato ventiquattresimo, in cui si nega ogni immaginazione di un carattere particolare.

Trattato venticinquesimo, dove si afferma che le cose sono nominabili in quanto sono immaginarie, dunque non vi è una corrispondenza naturale fra i nomi e le cose.

Trattato ventiseiesimo, dove è detto che le cose sono soltanto nome, per cui il nome non va percepito come corrispondente a un oggetto. Siffatta l'intabulazione delle materie, il sommario d'un testo altrimenti indelimitabile.




pino mantovani: piccolo suono (1970)