22/05/07

Riccardo Cavallo: Finale di tragedia. Una postilla al "Canto del riflesso" di Laura Silvestri

antigone se ne va, non potranno più punirla. che fuggire: trasmigra, presumibilmente in autobus, forse nella trucida favola di andersen delle scarpette rosse, epifania del feticcio della castrazione figurata, di una danza senza freni e senza interruzioni, con irruzione finale nel e del trascendente, oppure in un fotogramma dove l’autostoppista indossa solamente un paio di scarpe di vernice rossa con i tacchi a spillo, un miraggio erotico dentro un pezzo di archeologia cinematografica. il sistema giudiziario e politico che la condannava è crollato sotto il peso della propria vaniloquente assurdità, non c’è più storia, né potra dirsi questa è un’altra storia. è l’altra da qualunque storia. se ne va, qua o là, ma resta qua, su questo weblog, nessun sipario di elettroni a coprirla. se ne è andata ma la si vede. qui

17/05/07

Greta Rosso: Cronache senza alluvioni

poi dirci:
cosa abbiamo imparato dai film d'amore?
che il lato è sempre quello sbagliato, che il lato è sempre quello giusto-
e cosa dire di certe dimostrazioni pratiche di noia?
ah, luxuriance, ah, progrès, comporci canzoni che allora eviscerino-
come erigere liturgie inutili?
se in tempo di carestia sapremo davvero toccarci le mani senza le ossa,
se in tempo di guerra avremo qualche luce in più alle finestre,
se in tempo di alluvioni riusciremo a soffiarci addosso senza sbuffare-

nessuna piccola guida al riciclo degli emisferi.
un aprile che pulsa, incalza, trasmette e noi accenderlo e farlo nostro.

11/05/07

Greta Rosso: Sette note atroci a ritroso, dicono possa abrogare certe apocalissi, e si portò avanti la Colonia, la Colonia instabile.

1

-E quali linee percorrere sempre, per non finire basse, deformi, infine schiantate?
-Mi muovo talvolta sotto nomi diversi, nomi che hanno i bambini che nessuno picchia mai. Ogni giorno mi guarderanno negli occhi senza sapere che quando a casa qualcosa va storto digrigno i denti schiumo e bestemmio.

2

Varianti all'urlo: a)Giochi di prestigio senza voce. b)Recite per sole formiche e steli. c)davanti allo specchio bamboline vezzose o pescecani. d) Varianti minori (le mani dentro; il cuore fuori sovra, molto esposto. accennare al limite un tonfo di rammarico, un passetto di corsa per scongiurare ogni asciutta disperazione)

3

Il mio silenzio/assenso un morso di topo sulla guancia. Se infetto non lo curo perchè ho vergogna. Infine, da copione: rassicurare sull'assenza della mia peraltro evidente. E se investita di piena lucida rabbia mi armassi di nuovi denti, e via a intaccare e rodere ogni, e se poi gli occhi mi crescessero a dismisura a inglobare ogni, se fossi mostro come quello che talvolta, nelle giornate buie e inevitabili è?

4

(di seguito riportiamo senza riserbo:)
Resta solo un ricordo fetente, abbagliato, dello stare al mondo in quei pomeriggi sospesi, la stanza fredda in penombra, i vestiti arrotolati come un furto.
(nessun movimento: nell'ombra la mano si congestionava sul suo collo)
(e: senza fiatare)

5

(ripetere, ringhiare)E se investita di piena lucida rabbia mi armassi di nuovi denti, e via a intaccare e rodere ogni ***, e se poi gli occhi mi crescessero a dismisura a inglobare ogni ***, se fossi mostro come quello che talvolta, nelle giornate buie e inevitabili è?

6

L'angolo retto di tanta perfidia merdosa, vasta e pulsante +
perchè altrimenti dovrei pensare che ti sei rincretinita, o qualcosa. = _____________________________________________________

ecco infine a parole il fiore tardivo della mia rabbia.

7

Mi dico smetti, smetti di respirare, questo cielo è vuoto, restano solo le stringhe scure dei binari sui quali scivola sempre più via la mia piccola me. Non ci resta che chiuderci dentro le nostre proprie mani e cercare una volta più soffitto, contro la quale si possano infrangere i nostri Sbagliato.

TESI

1-Come mozzi glabri, raccontarsi di un viaggio che si può fare anche con la nave capovolta: il ponte sommerso in acqua, bolle cupe nelle profondità palesano il movimento.

2-I respiri permangono rotanti: anidride carbonica che parrebbe prossima all'orale sortita, e rifugge ululando giù nei polmoni alla vista dell'aria pulita; l'aria carica di ossigeno lanciata col petto in fuori alla volta del cavo, e se la da a gambe di fronte agli spaventosi scarti di una respirazione che tutto distrugge, impantana, affoga.

3-Vorremmo almeno essere un'architrave. Di qui non passerebbe l'artista, l'impulso genitale, la donna, il conte in vestaglia, il culo, il risveglio, l'estasi. Ma estasi è un vocabolo sgradevole e riesce a passare, mentre ridiamo della sua goffaggine, e viene ri-elevato al rango di certezza.

4-L'espletamento del mio dovere di ora è inconcusso, ma non sufficiente. Una lezione di fisica imparata a memoria. Non posso più rispettare il sapere. Quell'unopiùuno non trova risultati concordi. So solo il quadrimestre, e il suo nome è tautologia.

5-Orbene io ti dirò: occorre dirigere, rendere reversibile, riconoscere come ingenerato. L'unica risposta è senso di insoddisfazione nel basso ventre, mi alzo e vado a pisciare

6-Ogni sensazione, che sia durata anche meno dell'Istante di protocollo, è imperitura e ora insopportabile.

7-Moira non vorrebbe questo. Non lo vorrebbe così.

8-Sì.

9-No.


10-(è impronunciabile, ma il silenzio lo svela)

08/05/07

Riccardo Cavallo: Breve nota su Arianna

Cutup da mistero di arianna secondo nietzsche-di qui l’illusione di una falsa affermazione,l’uomo superiore si appella alla conoscenza:pretende di esplorare il labirinto o la foresta della conoscenza;ma la conoscenza è solo il travestimento della moralità,ilfilo del labirinto è il filo morale –la morale è a sua volta un labirinto-finchè arianna ama teseo partecipa a questa impresa di negare la vita-è arianna che tiene il filo nel labirinto,il filo della moralità-ed in certe versioni con questo si impicca-abbandonata da teseo cade addormentata-qui l’avvertimento finale a distanza di millenni.:allora l’anima tua proverà il brivido di desideri divini […]infatti è questo il mistero dell’anima:solo quando l’eroe l’ha lasciata le si avvicina in sogno il super-eroe



Ilaria Martellacci: particolare dell'installazione per il "progetto albume" (2004)


07/05/07

Greta Rosso: Verbale del cameraman (stralci)

e poi io sono vivo e voglio stare fra i vivi, e quando sarò morto vorrò stare fra i morti, e non ci tengo e rimanere fra i morti ora che sono vivo
così dice e rientra con le ginocchia prive di quegli accenni alla paura, di scatti nervosi, il viso neppure sgomento. Lucidando gl'occhi le prende il mento fra le mani ma subito si discosta, no questo è un altro film, non posso stringerti fra le braccia e buttarmi in una qualche mischia che abbia in segreto il tuo nome.

Lei prova un passo di danza sull'assenza d'umore, scioglie le braccia dietro la schiena e ammette di danzare sull'assenza d'amore. Lo scenografo si dimette.
La scenografia si dimentica. Il copione si rimette alle eccedenze dei due attori. (il personaggio dell'uomo, oltre ogni ipotesi di sfacelo, era: "mi immagino che di martedì tu sia la terra più bella". il personaggio della donna, oltre ogni ipotesi di sfacelo, era: "se almeno potessi amarmi senza indugio nè cesoie")

06/05/07

Greta Rosso: Rabbia dal centro alla massima circonferenza per corteggiarne l'epilogo


I

Dopo aver mangiato l'ultima fetta di torta, ne chiesi un'altra, e un'altra ancora.

II

Non avrai altro imbuto al di fuori di me.
Nel mio collo sarai costretta a piegarti e ripiegarti più volte per raggiungere l'ideale sottigliezza e passare oltre. Se ti volterai dovrai ricominciare da due giorni prima, per cui fa' attenzione ai più piccoli movimenti oculari. Potrai riprendere forma solo a contatto con il vetro, niente ceramica, plastica, latta: solo su vetro ti verrà permesso di tornare alle tue fattezze. Non ingiuriare la mia lega perchè ti è ignota e non è saggio criticare ciò che non si conosce. Non tradirmi o pagherai con la tua forma. Non uccidere.

III

Ho visto il seme schizzarmi fuori dal dito. Ho visto fiori spuntare dal tessuto putrido dei miei nervi. Ho visto il pavimento ripiegarsi sotto ai miei piedi fino a permettermi solo lo spazio per una postura da gru. Ho visto squame scorrere dai miei occhi, e non era raffreddore. Ho visto il cielo farsi uccello, e uccelli farsi azionisti. Ho visto umori adesivi sul mio braccio e me staccarli come cerotti. Ho visto scaglie di cellulosa e sparite le tracce della mia poesia. Ho visto i miei occhi chiusi per tutto il tempo.

IV

La ragazza si siede. Accosta alle labbra un fischietto a forma di tartaruga e modula poche lunghe note. La sua tariffa telefonica è troppo alta e entro il mese perderà il braccialetto preferito. Il negozio di scarpe poco più avanti nella via ha la saracinesca abbassata.

V

Gioco bene. Questo non significa che approvi le regole.

VI

soverchiata dalla somma della follia- soverchiata dalla somma della follia- soverchiata dalla somma della follia- soverchiata dalla somma della follia- soverchiata dalla somma della follia- soverchiata dalla somma della follia- soverchiata dalla somma della follia- stop.

05/05/07

Jean de Breyne: 15 marzo

Spariscono figure,
che portavano ai percorsi
la nostra andatura, il corpo tentato
diritto, lo sguardo orizzontale.
Il loro pensiero resta, la loro voce partita
manca, che assesta delle verità.
Figure incrociate, incoscienti.
per tutta la lunghezza dei cammini.
non hanno detto nulla che di esserci, e
proseguono i loro, difficili,
danno negli occhi,

lo scoppio del lampo unico.


(traduzione dal francese di Riccardo Cavallo)

04/05/07

Laura Silvestri: Canto del riflesso (dall'Antigone)

Voce di
donna - Perché non concederle quello che chiede? I mostri si espongono ai curiosi, agli insulti, ad occhi che frugano e aprono, agli sberleffi. La spoglieremo, lasciandole solo quella sua pancia posticcia di chiodi e bulloni, la trascineremo per le strade della città, davanti ad ogni casa dove si piange un giovane ammazzato. I suoni più immondi, gli sguardi feroci, l'oscenità dei gesti. Saranno lebbra, le bucheranno il corpo, lasciandola a sé irriconoscibile. Il suo ingresso da regina, il suo tragitto, la sua acclamazione

Non cercavo le carni da voi cresciute, dice parlando a sé, non alle altre, le altre, quelle, vivono in un'aria che non è più la sua, scavavo vie sul mio corpo. Combattere per svanire. Diventare trasparente

allora sì, invocherà la morte,vergognosa di sé, lordata, sporca degli sguardi e delle trafitture. Ma dopo la vorrei nella fossa e spalancata, che le cagne, di cui è la vera regina, se la vengano a leccare a lungo.

Lo prendono, dice guardando a un suo vuoto, la dove stanno compressi e annullati cielo e terra e volti del prima, della vita, lo portano via, fuori dalla stanza, nel cortile, trascinandolo per le braccia come un animale che scalcia. Nell'azzurro scrostato, alla parete, sotto la foto della vecchia madre, i fori dei proiettili. Un solco. Come una frattura del tempo. Un primo segnale che la vita sta fuggendo. Mi chiama. Lui era tenero come una pianta ancora giovane, ancora cresceva e si allungava. Lui era il mio specchio. La terra dietro casa era smossa e umida per le piogge d'autunno. Seguii le tracce lasciate dai suoi stivali, come una danza di sventura. Lì ritrovo, là, nel sotterraneo della scuola. Li prego di lasciarlo andare. E' troppo giovane ancora. Possono prendere me, se vogliono. Gli squarciano il ventre, allora, davanti ai miei occhi. Mi afferrano la testa. Il collo, i capelli, la faccia. Mi immergono il volto in quel suo corpo spalancato. Troppo. Caldo. Troppo caldo. Là dentro

Alina - Eppure, se la guardo più a lungo - trattenete il vostro odio, ascoltatemi per un momento - è come se riconoscessi qualcosa di lei. Non so spiegare. Porta forse una sua verità? E se non fosse così diversa dalla nostra, se la superbia del suo affronto fosse costruita su macerie, proprio come il nostro pianto? Ora ad esempio avrei timore di sentire realmente cosa racconta a se stessa, escludendoci. Forse quello è il vero delirio, lì sta il massacro, l'esplosione. Ma è legge della guerra che i cuori diventino sordi e gli occhi non vogliano più vedere. Anche le madri hanno da essere feroci. Un altro cadavere però non ci serve né cagne a frugare nei campi. A cosa ci sarà servito, dopo, mostrarla così bianca e aperta dentro la fossa? Col tempo perfino la pietà tornerà ad accompagnarla. E noi non riavremo, comunque, i nostri figli.

Mi cacciano poi. Così, imbrattata. Barcollo. Da fuori sento ancora i suoi richiami, la voce sempre più lontana. E quel suo corpo poi lo fanno a pezzi, come fosse una giovane pianta abbattuta dalla tempesta, lo gettano in un campo a marcire sotto la pioggia. Corpo rotto. Corpo spezzato. A me, la sorella, lo specchio in cui sapeva di sé l'eleganza, il procedere leggero, a me negano il diritto di raccogliere i resti, ripulirli, nasconderli agli sguardi. Credevano, così lacerandolo, di piegarci. Ma ogni brano di quel corpo è diventato miccia, qui, piantato dentro me, germinato sotto la mia pelle e pronto per la danza finale, per la tempesta variopinta che come turbine spazzerà le pianure

Voci di donne - Adesso è il momento di finirla. Che tribunale sgangherato, incerto, è mai questo. Farsi abbindolare da una piccola commediante. Un'assassina.

L'ho detto. Portiamola in trionfo per le vie della città come lei stessa chiede. E' lei che ci si offre, il piccolo mostro catturato. Poi l'ammazzeremo.

La terra nera non ha tempo di aspettare.

L'ora della guarigione. Infine. Quale forma dare all'addio. Una struggente qualità dell'addio. Deragliare. Prendere per i campi, inseguendo l'odore di tutte le erbe di tutte le estati vissute. Diventare la risata che sale nella gola. Far perdere le tracce. Mio limpido specchio, pensavo quel giorno salendo sull'autobus




Mio limpido specchio - pensò quel giorno
salendo per l'ultima volta sull'autobus -
vado alla città del dolore ma è mattina
di gran sole oggi d'illusione di erbe profumate
di tutte le estati vissute di corse nei campi
di risate nella gola. Mio specchio mio riflesso
di giovinezza quando correvi veloce
quando poi allungavi come i miei i capelli
e quasi m'invidiavi il canto.
Lo so - diceva - è inutile l'agire
dispendio senza misura e senza approdo.
Come se in lei premessero generazioni
sconosciute. Una cripta segreta, mio specchio,
una immensa spaventevole folla
ho al posto del cuore, una nebbia.
Anche tu, infine, sei andato.
Chiudiamo allora questo assedio - pensò -
diamo oblio a queste schiere di non dimenticati
a questi resti mai inceneriti.
Così - dice - guardai nei giorni che restavano
il verde dei campi, il verde più di tutto
mancherà a questi occhi,
e il mutare della luce nelle ore
come l'alba arrivava lentamente
come alla sera si spegnevano sui volti i colori.
E notti intere ho vegliato per contare
ancora una volta i minuti nel silenzio
e portare nella mente come di lontano
i gridi si rispondono di animali spaventati eccitati
come le cose si richiamano nel buio
assicurandosi così del loro esistere.
Confine. Invidiabile licenza.
Lei non più tra i vivi, non ancora tra i sepolti
ma accesa, come se il vasto mondo
la prendesse nel suo sogno
solo allora a lei svelandolo, in dono.
Infine, mio chiaro specchio, ho preso quell'autobus.
Ma prima, nella vetrina del negozio,
a lungo ho guardato quelle bellissime
scarpe - erano rosse, erano di vernice
erano come le avevo sempre
sognate